Eccomi, manda me!

7 febbraio 2016
V domenica TO – C
Is 6,1-2a.3-8 ; Sal 137(138) ; 1Cor 15,1-11 ; Lc 5,1-11
In questa 5 domenica del tempo ordinario, Pasqua della settimana, ci viene presentato un tema molto delicato e spesso lasciato a pochi esperti, è il tema della vocazione. 
Qualcuno potrebbe già pensare che finiremo col parlare di preti e suore, in realtà non è così, le letture infatti sono molto chiare in questo: il tema della vocazione non riguarda solo preti e suore ma riguarda tutti gli uomini in generale e quindi, a maggior ragione i credenti. 
Di cosa si tratta dunque? Si tratta di comprendere cosa vuole il Signore da te. Si tratta di comprendere in quale modo tu possa dire di Lui al mondo. 
Ogni volta che ho avuto a che fare con dei catechisti, in ogni parte di questa diocesi, mi sono sempre sentito dire: ma chi sono io per spiegare Gesù ai bambini? Oppure: non sono degno di fare il catechista! Queste parole sono vere, anzi, oso dire che proprio perché hai avuto il coraggio di dirle puoi tranquillamente fare il catechista. Ma questo vale per tutti. Non è possibile che un genitore rimandi ad altri l’educazione religiosa dei propri figli, quale messaggio stiamo dando loro con questo gesto? Così come non è possibile che un educatore credente, per esempio un allenatore o un insegnante, affronti il suo compito senza dire Gesù a chi gli sta di fronte; se sono credente, Gesù, e quindi Dio, non può essere estraneo alla mia vita, ai miei gesti ed alle mie parole e quindi in ultima analisi all’educazione che do ai più piccoli.
Non siamo degni di dire Dio all’uomo, proprio per questo lo possiamo fare. Voi penserete che sono pazzo, che mi sto contraddicendo da solo. Rileggo alcuni passi che abbiamo sentito un attimo fa: 
- Isaia dice: un uomo dalle labbra impure io sono.
- Paolo scrive: Ultimo fra tutti apparve anche a me come ad un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo.
- Pietro si getta alle ginocchia di Gesù dicendo: allontanati da me perché sono un peccatore.
Quanti altri esempi potremmo fare tratti dalla scrittura e dalla storia della Chiesa. Cosa hanno in comune queste persone? Perché ci sono di esempio? Perché hanno avuto il coraggio di riconoscere la loro indegnità. Il loro abbassare la testa, il loro farsi piccoli, il loro riconoscersi incapaci ha fatto sì che Dio potesse operare in loro liberamente. Noi invece, da bravi bergamaschi del 2000, avanziamo con le nostre spalle larghe e la nostra testa alta facendo sentire la nostra voce autorevole per dire cosa? Per fare gli sbruffoni, per sparlare degli altri e per fare discorsi sconci. Quando però ci viene chiesto un parere su tematiche religiose o morali ... cominciamo a barcollare e ci facciamo piccoli sperando che nessuno ci chieda nulla oppure, incapaci di farci un’idea nostra, ripetiamo le idee del primo che passa in televisione o in piazza. La prima purificazione che le letture di oggi ci mostrano è proprio quella della lingua: “Uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e mi disse: Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato.” Se ci lasciamo toccare le labbra dalla Parola del Signore, Lui ci purifica e noi possiamo dire Lui a chiunque incontriamo, allora saremo pronti anche noi come Isaia a dire “Eccomi, manda me”. 
Il Signore ci chiede inoltre di vivere nell’umiltà nel solco della tradizione. Paolo dice: “Vi proclamo il Vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo manterrete come ve l’ho annunciato.”
L’ascolto e la lettura della Parola di Dio, accompagnata dal commento della tradizione, ci aiuta a restare piccoli, ci aiuta a riconoscere il suo intervento miracoloso in ognuna della nostre giornate, allora anche noi come Pietro potremmo lasciare tutto e seguirlo perché nonostante le avessimo già provate tutte ... “Sulla tua parola getterò le reti”. 
Signore Gesù, tu chiami ognuno di noi ad essere tuo testimone nel mondo. Non possiamo delegare ad altri questo ministero al quale ci stai chiamando. Fa che la nostra quotidianità sia trasparenza della nostra fede; laddove dobbiamo crescere fa che siamo disponibili all’ascolto e laddove possiamo insegnare fa che siamo disponibili al dono.
Spirito Santo purifica le nostre parole, fa che sulle nostre labbra possano essere presenti solo discorsi graditi a te e ... se non sappiamo cosa dire nutrici di silenzio. Il nostro cuore possa giorno dopo giorno accogliere ogni tuo soffio che viene a me per le vie più misteriose. Possa ogni giorno fare esperienza della purificazione che, seppur dolorosa, mi consente di dirti e di amarti per ciò che veramente sei, il tre volte santo, Signore degli eserciti celesti.
Amen.

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