TUTTI purificati UNO salvato

9 ottobre 2016
XXVIII domenica TO – C
2Re 5,14-17 ; Sal 97(98) ; 2Tm 2,8-13 ; Lc 17,11-19
In questa 28 domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, la parola ci conduce a riflettere sul grande tema del ringraziamento.
Stiamo celebrando l’eucarestia, stiamo celebrando un rendimento di grazie. Il termine eucarestia, in greco, ancora oggi, significa proprio rendimento di grazie. Il Cristiano dovrebbe essere l’uomo del GRAZIE. È proprio così? Per ogni istante della nostra esistenza il credente dovrebbe essere capace di dire grazie a Dio, sia nei momenti di gioia come in quelli di dolore. Paolo è un grande in questo, afferma senza paura che se vogliamo vivere con Cristo dobbiamo anche morire con Cristo. Se vogliamo raggiungere la santità, che è la meta naturale della nostra esistenza, dobbiamo passare attraverso difficoltà e sofferenze. “Se perseveriamo, con lui anche regneremo”.
Rendere grazie dunque, nelle gioie e nei dolori.
Sia la prima lettura che il Vangelo mettono in chiaro tutto questo. Il lebbroso che desidera guarire fa riferimento a Dio attraverso il profeta nella prima lettura e direttamente a Gesù nel Vangelo. Ma né Naaman né i 10 lebbrosi del vangelo vengono immediatamente guariti. A loro è chiesto di fidarsi. Ti fidi tu di Dio? Questa è la domanda che dobbiamo farci oggi: Mi fido io di Dio?
A Naaman il profeta chiede di andare a lavarsi sette volte nel Giordano non chiede cose strane, non compie gesti spettacolari. Ai dieci lebbrosi Gesù dice di andare dal sacerdote a dichiararsi guariti, ma loro non guariscono in quel momento, la lebbra scompare dai loro corpi mentre vanno dal sacerdote come Gesù aveva loro ordinato. Avrebbero potuto benissimo dire: “non sono guarito, non vado dal sacerdote”. Invece si fidano.
Mi fido io di Dio? Anche quando mi chiede cose che apparentemente vanno fuori carreggiata? Ho il coraggio di compiere azioni che suonano stonate agli occhi di chi mi sta guardando? Chiaramente se queste azioni me le ha suggerite Dio!
La sorpresa nel fidarsi di Dio è subito dietro l’angolo: Naaman viene purificato “il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo”; anche i dieci lebbrosi sono stati tutti purificati, Gesù lo sa: “Non ne sono stati purificati dieci?”. A questo punto il racconto di Luca ci stupisce: uno di questi dieci, uno straniero, uno disprezzato da tutti, uno che non avrebbe neppure il diritto di parlare con Gesù, un Samaritano, torna a rendere grazie. Dio non ci chiede nulla in cambio per tutto ciò che fa per noi, semplicemente resta amareggiato se non ce ne rendiamo conto. Tutti sono stati comunque guariti, anche se non si sono resi conto del grande dono che Gesù ha fatto loro. Se tu ti accorgi di quanto Dio compie ogni giorno nella tua vita, oltre ai tanti doni che a tutti gli uomini elargisce copiosamente, tu puoi ricevere la salvezza: “Alzati e va; la tua fede ti ha salvato”.
Stiamo celebrando l’eucarestia, il rendimento di grazie per eccellenza, non perché qui Dio ci fa doni particolari, ma perché ci siamo accorti dei tanti doni di cui siamo ricoperti. Riconosciamo che tutto ciò che siamo e abbiamo viene da Lui ed eccoci qua.
Nelle nostre misere preghiere spesso e volentieri chiediamo questo, chiediamo quello, oggi ci sforziamo semplicemente di dire grazie. Lo insegniamo ai nostri bambini, poi crescendo entriamo nella logica del tutto dovuto, e la parola grazie è per pochi intimi. Se avessimo il coraggio di dire grazie per ogni dono ricevuto da Dio avremo anche il coraggio di sopportare più pazientemente i dolori in unione con i Suoi dolori patiti sulla croce. Non è certo un caso che il rendimento di grazie per eccellenza, l’eucarestia, sia il memoriale della sua passione, morte e risurrezione.

Termino rileggendovi le ultime parole dell’apostolo Paolo che abbiamo proclamato quest’oggi, portiamocele a casa per alimentare la Speranza e la certezza della Sua presenza nella nostra vita: “Questa parola è degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare sé stesso”.

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