Di chi siamo noi?

22 ottobre 2017
XXIX domenica TO – A
Is 45,1.4-6 ; sal (95(96) ; 1Ts 1,1-5b
In questa 29 domenica del tempo ordinario, Pasqua della settimana, la Parola ci invita a guardarci dentro e a verificare cosa stiamo facendo e perché lo stiamo facendo.
Gesù nel Vangelo ci dice: “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare” e con queste parole voleva azzittire tutte le polemiche che allora come oggi circolano attorno al pagare le tasse o no, a quali tasse sono giuste e a cosa servono tutti quei soldi al governo. La Parola di Dio non si è mai messa contro il governatore romano, ne riconosce invece l’autorità come ricevuta da Dio, il suo grande compito è quello di vigilare sulle ingiustizie e di proteggere i deboli dall’oppressione dei più forti. Certo non è un compito facile quello del governatore, non lo era ai tempi di Gesù e non lo ai nostri tempi.
In questi giorni mi ha colpito una frase del Dalai Lama: “Quello che mi ha sorpreso degli uomini dell’occidente è che perdono la salute per far i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute”. Ė interessante!
Penso che ciò che tutti noi soffriamo degli uomini al potere sia la loro bramosia di una sedia, di un posto sicuro che permetta loro di fare una bella vita… ma siate sinceri, chi non la pensa cosi? Forse nel nostro piccolo non è così evidente ma tutti tendono a fare tutto il possibile per poter fare una vita migliore, anche a scapito della nostra salute.
Ciò che però oggi non dobbiamo dimenticare è la seconda parte del detto di Gesù: “Rendete a Dio ciò che è di Dio”. E cos’è  di Dio? Noi siamo di Dio, a sua immagine e somiglianza siamo fatti. Se dunque la moneta con l’effige dell’imperatore deve tornare all’imperatore, questo corpo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, deve tornare a Dio. Ma come me anche tutti gli altri uomini hanno in essi l’immagine di Dio … cosa sto facendo nella mia vita affinché un giorno possa restituire al legittimo proprietario questo prezioso corpo che mi è stato affidato? Cosa sto facendo affinché i miei fratelli possano riconsegnare al legittimo proprietario il prezioso corpo loro affidato? Penso proprio che la questione di oggi stia davvero qua. Ci affanniamo troppo per le cose che non ci appartengono, ma ciò che ci è stato affidato non lo riteniamo più neppure un qualcosa di importante.
Il nostro corpo è scontato, la nostra vita è scontata! È il sentire comune; fino a quando non ti fa male qualcosa allora ti accorgi che eri fortunato quando stavi bene, ora che … una gamba non risponde più ai tuoi comandi, la testa pensa un po’ quello che vuole, il cuore batte quando ne ha voglia … allora ti accorgi di quanto eri fortunato, ma ormai hai perso il treno, non l’hai goduta prima la tua vita ora è più difficile.
Certo poi c’è anche chi dice che la sua vita gli appartiene, quindi può farci quello che vuole … anche farsi del male o togliersi la vita … ma siamo sicuri che è proprio nostra questa vita? A me è stata affidata, non regalata. In noi è ben impressa l’immagine del creatore e signore di tutte le cose, a lui dobbiamo restituirla!
Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Di ciò che è di Dio.
Non stiamo ad affannarci per ciò che è di più, teniamo lo sguardo su quanto di bello e di buono ci è stato affidato. Chi è al potere usi la sua autorità per il bene comune e per aprire gli occhi dei ciechi sulla meraviglia che hanno già nelle loro mani. Possa ognuno di noi oggi godere del presente per riconoscere in ogni suo angolo la presenza viva e vivificante del Figlio venuto in mezzo a noi per riportarci al Padre. Lo Spirito spalanchi i nostri cuori perché tutti i cristiani abbiano il desiderio di sostenere i più deboli donando loro gioia e speranza, quella stessa gioia e quella stessa speranza che lo Spirito infonde nei nostri cuori ogni giorno della nostra vita ma che le nostre menti fanno fatica a cogliere perché troppo preoccupate per le cose di questo mondo.
Amen

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