La Grazia donata
15 ottobre 2017
XXVIII domenica del T.
O. – A
Is 25,6-10a
; Sal 22(23) ; Fil 4,12-14.19-20 ; Mt 22,1-14
In questa settimana devo confessare che la Parola di Dio mi ha
parecchio interpellato. Oggi vi consegnerò semplicemente alcune riflessioni
personali che non sono una vera e propria omelia ma, spero per voi come per me,
degli stimoli per la riflessione personale.
Mi soffermo solo sul Vangelo in quanto già esso è ricco di pungoli che
smuovono la coscenza (la mia per lo meno!)
Troviamo tre gruppi di persone: gli invitati alle nozze che non
vogliono partecipare alle nozze; tutti quelli che vengono reclutati dalla
strada a partecipare alla festa; colui che partecipa senza abito nuziale.
Sarebbe banale chiederci di quale gruppo siamo i rappresentatnti. La
cosa che più mi mette in difficoltà è che certamente io, come penso tutti voi
che siete quì oggi, o perlomeno la stragrande maggioranza di coloro che vanno a
messa ogni domenica, ritiene di avere il diritto di partecipare a quella festa
nuziale ma ... quante cose mettiamo davanti all’incontro con il Signore? Crediamo
di essere apposto con la coscenza solo perchè trascorriamo un po’ di tempo a
riscaldare i banchi di una chiesa e poi io a casa mia e il Signore nella sua!
Quegli invitati alle nozze oltre a rifiutare l’invito, chiaramente mettono al
primo posto tante altre cose: chi i campi, chi gli affari ... potremmo dire
oggi: chi lo sport, chi gli amici, chi le passioni, chi la voglia di evadere
...
La cosa che mi ha fatto riflettere è che tutto qunto sto dicendo è
confermata dalla seconda parte del brano evangelico. Dal testo risulta che
tutti coloro che vengono reclutati in mezzo alla strada per partecipare alle
nozze indossano l’abito della festa. Come è possibile che un barbone possa
arrivare al banchetto nuziale sbarbato e rivestito a festa? L’unica soluzione è
che il Signore dona gratuitamente ai suoi commensali questo abito. È quà che
vado in crisi: colui che ai miei occhi troppo umani non vale nulla, il barbone,
la prostituta, il carcerato, il pluriomicida ... accoglie quell’abito che io ho
rifiutato e proprio grazie a questo gesto di accoglienza si guadagna il posto
alla mensa del Signore. “Beati
gliinvitati alla cena del Signore...” ce lo diciamo a tutte le eucarestie a
cui partecipiamo. Chi è degno di partecipare a questa tavola ci domandiamo
spesso? Colui che accoglie la grazia divina, colui che accoglie la misericordia
gratuita, colui che ha il coraggio di riconoscersi bisognoso dell’abito che
qualcun’altro ha comprato per lui. “Io
non sono degno di partecipare a questa mensa ma dì soltanto una parola ...”
Eccola la parola che il Signore oggi mi rivolge: accogli la mia Grazia e siedi
alla mia tavola.
Spesso e volentieri invece ci ritroviamo a quella tavaola con indosso
tutto quanto pensiamo di aver guadagnato. Il nostro egoismo, la nostra testa
alta, il nostro cuore ricco di taqnte cose fatte per farsi vedere e così
rifiutiamo l’abito della Grazia che il Signore vuole donarci.
Non so che dire!
Signore Gesù, rivestimi di te,
fa di me un invitato gioioso della tua mensa.
Accresci in me il desiderio di essere presente al tuo banchetto.
Fa che possa parteciparci
riconocsendo il grande mistero d’amore
che si cela dietro il tuo insistente invito.
Amen
Commenti
Posta un commento