La storia dell'umanità ...
8 ottobre 2017
XXVII domenica T.O. – A
Is 5,1-7 ; Sal 79(80) ;Fil
4,6-9 ; Mt 21,33-43
In questa 27^ domenica del Tempo
ordinario, Pasqua della settimana, la Parola ci mostra l’Amore di Dio per l’umanità.
Sia la prima lettura che il
Vangelo mostrano la storia della salvezza ed in essa la perseveranza di Dio nel
cercare in tutti i modi possibili ed immaginabili di portare la sua creazione
verso la santità, verso la salvezza eterna.
Purtroppo la storia non va sempre
nel verso che un padre si aspetterebbe. Ecco allora che la libertà (dono
massimo di Dio per l’uomo) ha portato la creatura a voler essere più grande del
suo creatore, ha portato il figlio a voler padroneggiare sul padre. Ma partiamo
dall’inizio.
Quel giardino meraviglioso nel
quale l’uomo viene posto (è il giardino dell’Eden!) è il posto più bello e
ospitale che il Signore poteva donare a suo figlio. In genesi, la conosciamo
bene, si dice che l’uomo poteva mangiare di tutte le piante del giardino,
tranne una; nei testi che la liturgia ci dona oggi possiamo vedere che quel terreno
è un terreno fertilissimo, che quella vigna di cui si parla è una vigna pregiata
(il termine che si trova in ebraico per indicare la vigna, dobbiamo fidarci
degli specialisti, indica proprio un vitigno pregiato!) e troviamo una torre
(al posto di una piccola casetta per gli attrezzi) proprio come si troverebbe
nei possedimenti di un nobile. Possiamo dire che questi servi hanno tutto
quanto può servire loro per far bene il loro lavoro e per vivere dignitosamente.
Ma … più hai e più vorresti avere. A questi lavoratori non basta possedere il
terreno in affitto, non vogliono più dipendere dal loro padrone, vogliono
diventare autonomi, indipendenti.
È quello che viviamo noi, Dio ci
ha dato un magnifico giardino nel quale crescere in armonia e lo stiamo usando
e sfruttando assorbendo tutto quanto ha da donarci. Ma quanto potremo andare
avanti così? Questo sia dal punto di vista naturalista sia dal punto di vista
delle relazioni con gli altri. Più le nostre azioni nei confronti della natura
e le nostre relazioni con gli altri sono egoiste, più porteremo il mondo e la
società in cui viviamo verso il decadimento.
Ecco allora che Dio interviene
nella storia, lasciando però sempre la libertà all’uomo di agire – altrimenti che
amore sarebbe il suo se non rispetterebbe le decisioni dell’amato? -, Dio
interviene nella nostra storia mandando dei messaggeri che educhino gli uomini.
Ma questi sanno già di partenza quale fine possono fare, “uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò
di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo”.
È la storia della Chiesa, è la nostra storia, magari con azioni diverse da
queste ma è la storia di oggi. Come comunità, e soprattutto come singoli, potremmo
davvero chiederci a che punto siamo di questa storia, potremmo chiederci se ci
accontentiamo di godere delle bellezze della creazione pagando un affitto al
creatore o se vogliamo divenire i possessori di tutto quanto ci sta attorno,
imponendo le nostre leggi, anche se contro natura, e mettendo al centro il nostro
personale interesse, a scapito di quanto e di quanti ci stanno attorno.
Ma a dispetto di tutti quanti, la
parola finale sarà sempre e comunque del creatore. Dopo i tanti tentativi
pacifici e amorevoli sarà costretto ad agire diversamente “a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne
produrrà frutti”. A quel punto sarà difficile tornare indietro ed il pianto
del peccatore non otterrà nessun alleggerimento della pena meritata.
Signore Gesù, tu che sei il
Figlio prediletto del padrone della vigna, tu che hai subito la morte a causa
dell’egoismo degli uomini aiutaci a porre le nostre vite nelle mani del Padre,
insegnaci a riconoscere la bontà del Padre che vuole farci crescere nel suo
amore.
Madre della tenerezza, oggi ti
ricordiamo con il titolo di “Signora del S. Rosario”, fa che, meditando i
misteri della vita del tuo Figlio Gesù, sul tuo esempio possiamo imitarli per
progredire sulla via della pace e dell’Amore. Amen
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