Operazione fieno sul portico

25 febbraio 2018
II domenica di quaresima – B
Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18 ; Sal 115(116) ; Rm 8,31b-34 ; Mc 9,2-10
In questa seconda domenica di quaresima, pasqua della settimana, la Parola ci invita a porre davanti agli occhi la meta del nostro cammino.
Dio sa benissimo che lungo il cammino per noi sono facili le distrazioni, ma ancor più delle distrazioni la rinuncia a proseguire. È facile infatti quando si sperimenta la fatica del cammino arenarsi e gettare la spugna oppure raccontarsi la bella storiella che … un buon tratto di strada l'ho fatto, posso benissimo tornare indietro, raggiungerò la prossima volta la meta.
Ah le tentazioni! Così semplici da seguire, così appaganti al momento ma poi quanti rimorsi!
Gesù oggi, all'inizio del nostro cammino, ci porta in un luogo isolato, su un alto monte e ci mostra la meta del percorso. Già, perché se davanti ai nostri occhi resta impressa l'immagine meravigliosa di quanto potrò gustare all'arrivo, nel cammino sarò più motivato e l'adrenalina che il mio corpo produrrà mi aiuterà ad affrontare le fatiche con più energia.
Ecco allora cosa succede a Pietro Giacomo e Giovanni. Quello che loro vedono è la Pasqua. Su quel monte incontrano Gesù risorto in compagnia di Mosè ed Elia che già vivono in paradiso. Un esperienza certamente indescrivibile e meravigliosa vista la reazione dei tre apostoli. Mi pare di vederli a bocca aperta mentre increduli cercano di comprendere l'incomprensibile. Possiamo anche facilmente comprendere quali emozioni nascono nel cuore dei tre discepoli: “… è bello per noi essere qui”. Si tratta dunque di una situazione carica di energia positiva. Posso immaginare che Pietro Giacomo e Giovanni scendendo dal monte saranno stati bei carichi: chissà di quali grandi emozioni era carico il loro cuore, chissà quale desiderio di rifare l'esperienza appena terminata! Ma non è tutto così semplice. C'è un motivo più grande per cui Gesù ha portato loro tre a fare l'incontro anticipato con la Pasqua. Ben presto avrebbero certo rifatto quell'esperienza ma … prima di arrivarci, il monte da scalare sarà ben altro. Proprio come quel monte su cui Abramo sale per sacrificare il suo unico figlio. Chissà quanto ripida doveva essere quella salita per Abramo, chissà che fatica, che lotta interiore … ma alla fine ce l'ha fatta, è riuscito a lottare contro tutto ciò che lo voleva allontanare da Dio per donarsi completamente a Dio.
Questo è il motivo dell'intervento salvifico di Dio: “Tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici”. È la stessa fatica che faranno i discepoli sulla via del calvario, è la stesa fatica che farà Maria nel vedere il suo unico figlio macellato alla colonna e crocifisso, è la stessa fatica che facciamo noi ogni volta che ci troviamo a dover decidere se stare con Dio o con gli uomini. È la fatica di chi sa di doversi abbandonare nelle mani di qualcuno di cui però non comprendiamo le azioni e i pensieri. Dove andremo a finire? Dove ci porterà? Cosa ne sarà di noi? Ecco perché Gesù vuole mostrare il paradiso ai suoi tre amici, perché di fronte alle difficoltà possano ricordarsi della gioia provata e del desiderio di vivere perennemente in quella situazione, perché carichi di questi ricordi si possa avere la forza di affrontare le impervie salite che conducono alla porta celeste. Potremmo chiamarla “operazione fieno sul portico” - per ricordare i bei momenti del seminario minore! - ; quando si fa il fieno è bene non sprecarne nulla, riempire bene il portico perché verranno i giorni in cui l'erba non sarà più verde e magari la neve coprirà il pascolo, in quei giorni potremmo cibarci delle riserve ricordando le belle giornate di sole nelle quali abbiamo potuto godere dell'abbondanza.
Gesù Cristo è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!” Questa è la certezza che il cristiano deve sempre avere sul suo portico. Quando i giorni delle prova arriveranno, e purtroppo non tardano mai a venire, il cristiano guarda il Crocefisso Risorto e, nella certezza che la morte è già stata vinta per sempre, affronta con coraggio la sua battaglia quotidiana.
Armati della fede affrontiamo il cammino quaresimale perché dopo questi quaranta giorni di palestra possiamo affrontare la vita con nuova forza e fede più salda.

 Amen.

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