Portatori di speranza

4 febbraio 2018
V domenica TO – B
Gb 7,1-4.6-7 ; Sal 146(147) ; 1Cor 9,16-19.22-23 ; Mc 1,29-39
Il tema che in questa 5 domenica del Tempo Ordinario, Pasqua della settimana, le letture ci consegnano è il tema del credere e quindi di come l'uomo affronta la sua vita e con essa l'inevitabile sofferenza.
Le parole della prima lettura sono parole dure, realiste, parole di un uomo che non ha più nulla da perdere. Sono le parole che Giobbe rivolge a Dio nella sua disperazione. Potrebbero benissimo essere le parole di ognuno di noi in alcuni momenti delicati che ci troviamo a vivere: “L'uomo non compie forse un duro servizio sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario? … a me sono toccati mesi d'illusione e notti di affanno mi sono state assegnate ...”.
Come si può comportare il credente di fronte ad un amico che soffre in questo modo? E come si comporterà quando la sofferenza toccherà anche lui?
Il Vangelo ci mostra un Gesù vicino all'uomo sofferente ma allo stesso modo un Gesù che non si sostituisce all'uomo. Ci insegna così che il compito del credente non è sostituirsi agli uomini ma con la propria presenza alimentare in loro la speranza. Ciò che garantisce lunga vita all'uomo non è continuare a trovare il cibo pronto ma imparare a procurarselo. Così anche nella fede: ciò che garantisce lunga vita all'uomo non è trovare un santone che risolve tutti i miei problemi ma trovare Colui che alimenta in me la speranza che io posso risolvere e superare i miei problemi.
La Fede in Gesù è questione di Speranza in un futuro migliore. Non dobbiamo stare ad attendere che siano sempre gli altri a iniziare; dobbiamo tirarci indietro le maniche e iniziare ognuno nel proprio piccolo a cambiare la direzione della storia. Dobbiamo far vedere che un mondo migliore è possibile perché possiamo lasciar illuminare la nostra vita dalla Parola che ci suggerisce passo dopo passo cosa fare.
Nessuno di noi è nato imparato ma tutti possiamo imparare dall'unico Maestro la via che conduce alla serenità.
Le parole di Paolo che abbiamo letto nella seconda lettura sono molto forti. Paolo parla di una necessità che gli si impone: la necessità di annunciare il Vangelo: "guai a me se non annunciò il Vangelo!" Dovrebbe essere il grido di ogni cristiano! Ma non un grido fatto di parole svuotate bensì un grido fatto con la vita. Vivere il Vangelo dovrebbe essere lo stile di ogni cristiano. Viverlo e quindi testimoniarlo in ogni momento della propria giornata: al bar con gli amici, su un campo di calcio, sul posto di lavoro, tra i banchi di scuola, in piazza, per la strada, al supermercato, nella nostra famiglia...
Nel mondo ci sono tanti tentativi di piccoli gruppi di uomini, donne, famiglie intere, che nel silenzio della loro vita tentano di cambiare la storia. Non sono gruppi necessariamente di ispirazione cristiana, anzi spesso si tratta di movimenti che si definiscono atei o non credenti. A me viene da pensare che se l'uomo in sé porta nel suo cuore questo desiderio di grandezza, a maggior ragione i cristiani dovrebbero inseguire questi grandi ideali contrastando l'andazzo della società in cui abbiamo le radici per donare ai più piccoli la Speranza di un mondo nuovo. La fantasia dell'uomo è senza limiti si tratta di uscire dalla rete in cui siamo abituati a muoverci per sperimentare nuove forme di vita e di società.
Signore Gesù, aiutaci a donare speranza in questo mondo in cui tutto pare ormai aver preso un verso contrario ai tuoi insegnamenti.
Donaci un cuore generoso perché possiamo accoglier ogni piccolo suggerimento che tu nella tua infinita misericordia hai posto sulla nostra strada.
Fa che i nostri occhi non siamo offuscati dalla bramosia di dover ricevere sempre tutto dagli altri ma possano vedere le materie prime per poter scoprire come guadagnarsi con le proprie forze la salute dello Spirito e la serenità nel cuore.

 Amen  

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