Uno sguardo che Ama
14 ottobre 2018
XXVIII domenica TO – B
Sap 7,7-11 ; Sal 89(90) ; Eb
4,12-13 ; Mc 10,17-30
In questa 28^ domenica del Tempo ordinario,
Pasqua della settimana, la Parola ci invita a discernere ciò che veramente è
essenziale nella vita.
Camminando nel sentiero della
vita spesso ci troviamo a lamentarci per la fatica che facciamo, vorremmo che
il sentiero fosse più morbido, che gli avversari che incontriamo fossero meno invadenti
e pericolosi; poi ci guardiamo attorno e vediamo il cammino degli altri, di
quelli che dal nostro punto di vista fanno meno fatica (ovviamente quelli che
sudano più di noi ma non mollano la presa non li prendiamo neppure in
considerazione) e la lamentela nasce spontanea.
Ma quale è la fatica più grande
che compiamo?
Certamente è quella di
comprendere che la strada scelta è la migliore per me, quella che mi realizza,
che mi fa crescere, che accresce le mie forze, che stimola i miei desideri, che
mi da pienezza e gioia.
In alcuni momenti poi è facile
confrontarci con coloro che si fermano più indietro di noi e nasce subito l’illusione
di essere già arrivati, di essere più bravi degli altri, di meritare una
ricompensa maggiore … è certamente a questo punto che possiamo incontrare lo
sguardo di Gesù, come quel tale del vangelo, e scorgere che ti sta fissando e
amando per il lavoro fatto fino a quel punto ma … ne manca sempre un pezzo! La
meta non è mai raggiunta, c’è ancora un po’ di strada e … come sanno bene
coloro che vanno in montagna, l’ultimo tratto è sempre il più difficile, le
energie vengono meno, la stanchezza si fa sentire e viene la voglia di tornare
indietro accontentandosi della conquista fatta, anche se non è la meta. “A queste parole egli si fece scuro in volto
e se ne andò rattristato”; non siamo certamente migliori di coloro che poco
prima mi avevano fatto sentire un campione!
Io ho l’impressione che i
cristiani oggi vivano proprio questo atteggiamento: si accontentano. Gesù però
ci chiede di più, sempre di più! Non perché ci vuole male ma perché ci vuole
perfetti e noi, nonostante pensiamo di essere migliori degli altri (e magari per
certi versi lo siamo) non siamo perfetti ma siamo perfettibili cioè possibili
di perfezione.
Nella prima lettura ci viene
presentata la scelta di colui che desidera la perfezione: ha tutto a sua
disposizione; potrebbe domandare scettri e troni, gemme inestimabili e tutto l’oro
del mondo, la salute, la bellezza … ma sceglie la sapienza perché è con la
sapienza che posiamo ottenere tutti i beni che ci sono necessari.
Teniamo il cuore sullo sguardo
fisso che Dio ha nei nostri confronti, cerchiamo di comprendere in profondità
il suo desiderio di amarci e non desidereremo nulla fuorché il suo Amore, la
sua Sapienza.
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