TUTTI siamo missionari dell'Amore
7 luglio 2019
XIV domenica del
TO – C
Is 66,10-14c ; Sal 65(66) ; Gal 6,14-18 ; Lc 10,1-12.17-20
In questa 14^ domenica del Tempo
Ordinario, Pasqua della settimana, la Parola ci scuote un po’ e, già a partire dalla
preghiera di colletta, ci chiama direttamente in causa.
All’inizio della celebrazione ho
pregato a nome di tutta l’assemblea: “O Dio, che nella vocazione battesimale
ci chiami ad essere pienamente disponibili all’annunzio del tuo regno, donaci
il coraggio apostolico e la libertà evangelica, perché rendiamo presente in
ogni ambiente di vita la tua parola di amore e di pace.”
Non sono solo i preti e le suore
ad avere il compito di evangelizzare il mondo ma tutti i battezzati sono “addetti
ai lavori”!
Certo io sono convinto che stiamo
pagando un po’ le conseguenze di un indottrinamento di massa. Viviamo in un
paese che tutt’oggi da per scontata la fede cristiana e questo ha impoverito il
cammino di ognuno di noi. Siamo cristiani non per scelta ma perché ci siamo trovati
tali. E allora la tanto reclamata libertà di scelta che oggi si pretende per i
propri figli (se vorrà si farà battezzare) in realtà è una ribellione del mondo
adulto a quanto ha subito in passato. Un bambino non ha possibilità di
scegliere, sono i genitori che in ogni istante della sua esistenza scelgono per
il suo bene, dalle pappe all’ora della nanna fino al vestitino e, perché no
anche l’educazione religiosa, sportiva e musicale. Ma se i genitori stessi non
hanno un’educazione religiosa non possono certo sceglierla per i propri figli,
così come non trametteranno mai la passione per il calcio o la musica se non l’hanno
loro stessi.
È qui che entra in gioco la
missione dei cristiani verso il mondo adulto.
Non si tratta di trasmettere una
dottrina né di obbligare qualcuno a fare le nostre scelte bensì di far vedere
al mondo nel quale viviamo ogni giorno che è possibile fare scelte diverse. Ma
da dove muove il cristiano il coraggio di non omologarsi alla massa? Da dove muove
il coraggio di andare controcorrente? “Pregate dunque il Signore della messe”.
Ogni missione nasce dalla preghiera perché è solo nella preghiera che prendiamo
coscienza di essere soltanto degli inviati e non i signori di quanto operiamo. È
solo nella preghiera che facciamo esperienza di dover camminare noi stessi prima
di far camminare gli altri.
L’esito di questa missione non
può essere che la gioia, non tanto una gioia goliardica (che passa in un batter
d’occhi) ma quella stessa gioia che il Risorto ci consegna: la pace del cuore. Questa
gioia non nasce dunque dall’esito positivo della missione (Non rallegratevi
perché i demoni si sottomettono a voi) ma nasce dalla certezza che il
cammino che stiamo compiendo ci conduce alla santità (rallegratevi piuttosto
perché i vostri nomi sono scritti nei cieli).
Io penso che il male più grande
che stiamo facendo all’umanità è l’assenza della certezza che ognuno di noi è
chiamato a diventare santo. Senza questa certezza, al posto di affidarci a Dio,
ci affidiamo a tutti quei demoni che traviano le nostre giornate e illudono i
nostri pensieri. L’esito è quello di una contro-missione, infatti è più lo
scandalo che diamo che non la testimonianza.
Quest’oggi siamo dunque chiamati
a ricentrare il nostro sguardo sui desideri di Dio per noi.
Siamo chiamati a scegliere di
nuovo la nostra adesione a Cristo.
Siamo chiamati a farci testimoni
dell’amore liberante nelle scelte quotidiane che l’esistenza pone sul nostro
cammino.
Il Signore guidi i nostri passi e
ci aiuti ad uscire dalla situazione di apatia che ci troviamo a vivere.
Amen
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