Un recinto grande come l'Amore


29 aprile 2012 
IV domenica di Pasqua
At 4,8-12 ; Sal 117(118) ; 1Gv 3,1-2 ; Gv 10,11-18
Questa quarta domenica di Pasqua non mi è mai facile preparare l’omelia. La figura del buon pastore mi porta infatti a fare una riflessione su di me come pastore e come sacerdote pastore del popolo di Dio. Certo questi pensieri sono rivolti a tutti coloro che nel mondo si fanno testimoni di Gesù. Se per me questo vuol dire riflettere sul mio modo di testimoniarlo a coloro che mi incrociano nel ministero, per un padre di famiglia vuol però dire riflettere su come è testimone di Gesù nella sua famiglia. E poi tutto questo vale anche per tutte le attività che facciamo. Quanto siamo “buon pastori” in ogni nostra attività? Non si tratta solo della differenza tra mercenari e pastori, Gesù ci invita a qualcosa ben più eccellente, ci chiede di essere buoni pastori. Non so se è chiara la differenza. Prendiamo per esempio un settore che ci tocca da vicino: il medico. Ci tocca da vicino perché ne va della nostra vita! C’è il mestierante: colui che fa il medico ma … se fuori servizio capita un caso … beh ripassi più tardi. C’è il buon medico: colui che non solo si occupa della malattia ma si interessa anche del paziente e della suo buona vita. Questo esempio lo possiamo fare con tutte le professioni. Potremmo chiederci se nel fare ciò che facciamo siamo più interessati al guadagno (mercenario) o al chi e/o che cosa abbiamo davanti.
Gesù ci dice che il buon pastore è disposto a dare la vita per le sue pecore. Un padre è disposto a dare la vita per i suoi figli. Un figlio potrebbe essere disposto a dare la vita per il proprio padre! E noi siamo disposti a dare la vita per essere testimoni dell’amore di Dio? Ciò che Giovanni ci insegna nella seconda lettura è proprio questo: siamo figli di Dio e lo siamo realmente! Ma ci rendiamo conto che siamo di stirpe divina? E come possiamo essere così flosci nei Sui riguardi? Lui ha dato la vita per me, io cosa sono disposta a dare per Lui? 
C’è poi un secondo punto nel vangelo di oggi che fa pensare. Quando pensiamo all’ovile di Dio, pensiamo alla chiesa. Ma Gesù è chiaro: “Ho altre pecore che non provengono da questo ovile: anche quelle io devo guidare.”. L’ovile di Dio non è la Chiesa, o meglio, non è solo la Chiesa. Il recinto entro cui stanno le pecore di questo buon pastore è il Suo Amore. Si tratta quindi di tutti gli uomini e le donne che incontro per la strada, che vivono oggi nel mondo, che hanno segnato la storia o che nessuno sa se sono esistite. Si tratta di tutti coloro che nei giorni, anni e secoli futuri abiteranno questa terra. Il recinto di Dio è il suo cuore sconfinato per ogni creatura. Allora mi chiedo come mai spesso ho la sensazione di tenere in tasca la Verità di Dio quando in effetti non posso neppure immaginarla da tanto è immensa!
Essere buon pastore oggi per ognuno di noi è possibile se impariamo anzitutto ad essere delle buone pecore che conoscono la voce dell’unico buon pastore e lo seguono. Finché facciamo di testa nostra, finché ci illudiamo di aver raggiunto una qualche verità, finché ci sediamo sui nostri troni dittatoriali, non potremmo mai seguire la Sua voce, non potremmo mai riconoscere la Sua Verità, non potremmo mai godere della Sua presenza misericordiosa.

Signore Gesù, Ti solo sei il Buon Pastore. Tu solo sei l’unico modello da seguire nella mia crescita umana e spirituale. Tu solo hai parole di vita eterna. Sostieni le mie giornate, aiutami a rincorrere solo il tuo Amore che salva. Fa che chi incontra la mia fatica di seguirti, possa essere stimolato ad intraprendere il viaggio verso di Te. Fa che i miei esempi non siamo contrari al tuo insegnamento e aiutaci, uomini di tutte le nazioni e di tutti i tempi, a rincontrarci sotta la tua stessa croce per amarci così come tu ci stai amando.
Amen

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