Educati dall'Amore
30 dicembre 2012
Santa Famiglia
1 Sam 1,20-22.24-28 ; Sal 83(84) ;
1Gv 3,1-2.21-24 ; Lc 2,41-52
In questa prima domenica dopo Natale, Pasqua della settimana,
la tradizione vuole che ricordiamo con solennità tutta la Santa Famiglia di
Nazareth.
E noi come potremmo non soffermare la nostra attenzione sul
tema forte della famiglia? Certo io sono l’ultimo che può esprimersi in merito
anche se come figlio faccio parte di una famiglia anche io e, come educatore ho
imparato qualcosa sul comportamento dei ragazzi. Ciò che andremo a riflettere
insieme quest’oggi nasce, ed in questo contesto deve nascere, dalla meditazione
dei testi proposti dalla liturgia.
Mi pare che la primissima cosa che si può notare è proprio il
come questi piccoli di cui si parla nelle letture, da una parte Samuele e nel
Vangelo Gesù, non sono tenuti sotto una campana di vetro dai loro famigliari
bensì sono lasciati crescere liberamente anche a rischio di perderli o, cosa
più temuta ai giorni nostri, che crescano in modo diverso da quello che mamma e
papà hanno pensato per loro. Penso che questo sia il problema principale oggi.
I nostri ragazzi non imparano a vivere nel mondo, non imparano ad affrontare le
fatiche e gli scontri del mondo perché troppo protetti, perché i loro educatori
si sostituiscono a loro o perché diventano subito dei piccoli adulti
scavalcando le fasi fondamentali della fanciullezza o della preadolescenza. Ma quale
può essere il principio di tutto questo? (Ripeto non voglio affrontare
l’argomento da un punto di vista pedagogico bensì spirituale) Le due famiglie
che le letture ci propongono hanno una visione di famiglia molto più allargata
rispetto a quella che abbiamo in testa noi. Non mi sto riferendo unicamente
alla questione del clan, cioè di un gruppo famiglia molto simile a quelli che
si vedevano un po’ di tempo fa anche da noi, una famiglia nella quale cugini e
zii vivevano sotto lo stesso tetto o nella stessa corte, mi riferisco a
qualcosa di molto più grande. Sia la famiglia di Samuele che quella di Gesù,
infatti, non hanno temuto di riconoscere Dio come Padre e quindi non hanno
avuto timore ad affidare i propri figli a Lui (certo che tutto questo c’è nella
nostra testa, ma nello svolgersi dei fatti quotidiani … facciamo un po’ tutto
acqua da tutte le parti!). Se vogliamo proprio tirar fuori il pelo dall’uovo,
possiamo notare come Maria e Giuseppe in questo hanno fatto molta più fatica
rispetto ad Anna ed Elkana. Ma questo non deve farci dubitare anzi a mio parere
dice come tutto è molto più reale. In effetti non è facile abbandonare i propri
figli nelle mani di Dio, soprattutto quando questi figli iniziano a comportarsi
da veri adolescenti con tutte le gioie e i dolori che ne conseguono. Gesù parla
chiaramente a Maria e Giuseppe: “Non
sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. Questo andare
oltre i legami di sangue ci deve spronare ad allargare anche i nostri
orizzonti. I nostri, vostri figli sono anzitutto figli di Dio. Ce lo dice
chiaramente San Giovanni nella sua prima lettera: “vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli
di Dio, e lo siamo realmente!”. Questo è veramente un passaggio importante,
dobbiamo meditarlo, pensarlo e crederlo. Se riusciamo ad entrare nell’ottica di
figliolanza divina la nostra vita cambia. Cambia anche il modo di educare i
nostri ragazzi. È Dio infatti il primo grande educatore di tutti noi! Lo diceva
già San Giovanni Bosco: “Ricordatevi che l'educazione è cosa del cuore, e che
Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non
ce ne insegna l'arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.” Certo che come strumenti preziosissimi ha
anzitutto i genitori e poi tutti gli educatori che stanno con i ragazzi!
Se non affidiamo le vite di questi nostri piccoli nelle mani
del Padre nostro, difficilmente riusciranno a crescere sani e forti nel corpo e
nello spirito.
Se non riusciamo a riconoscerci figli del Padre,
difficilmente riusciremo ad amare i nostri figli come Lui ci ha amato.
Signore Gesù, che non hai avuto timore nell’obbedire al Padre
celeste e subito dopo a sottometterti al padre ed alla madre terrestre,
insegnami la fiducia, fa che possa trovare sempre educatori disposti a cercarmi
ogni qualvolta io mi perdo.
Padre buono, che nel tuo immenso amore per i piccoli non hai
temuto di soccorrermi e consolarmi ad ogni mia caduta, fa che anche io sia uno
strumento di amore nei confronti di quei tuoi figli che lungo il cammino affidi
alle mie cure.
Spirito Santo, sorgente inesauribile di amore, sconvolgi il
cuore di tutti gli educatori, in particolare dei genitori che con fatica,
giorno dopo giorno hanno a che fare con i figli che crescono, aiutali a seguire
sempre la tua strada, quella dell’amore incondizionato. Soffia anche nel cuore
di tutti i figli, perché abbiano sempre rispetto per i loro genitori e per
tutti coloro che interagiscono con loro mostrando il tuo amore paterno.
Amen
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