La semplicità e la gioia dell'incontro


23 dicembre 2012
IV domenica di Avvento – C
Ml 5,1-4a ; Sal 79(80) ; Es 10,5-10
In questa 4^ domenica di Avvento, Pasqua della settimana, la Parola di Dio ci offre l’immagine di due incontri: quello tra due donne e quello tra due bambini (oggi diremmo feti).
Cosa hanno di particolare questi incontri? Forse nulla, forse non si tratta neppure di eventi storici. Non lo so! Però a noi oggi comunicano un insegnamento, uno stile con cui possiamo, direi dobbiamo, accogliere Gesù. È lo stile della semplicità e della gioia.
Già la prima lettura ci introduce a questi atteggiamenti. Ci presenta, infatti, la piccola Betlemme tra i villaggi della terra di Giuda. Quasi a dirci che, la nascita del dominatore di Israele ciò che lì avverrà, ha dell’incredibile. Infatti, non si sta parlando di una grande città, né di una sede imperiale ma di uno tra i più piccoli villaggi del territorio. Ebbene l’evento che cambierà la storia di Israele, e oggi noi sappiamo che ha cambiato la storia dell’umanità, avverrà proprio lì, in uno dei posti più sperduti del mondo.  Ed il Vangelo non fa altro che continuare ad insistere su questo punto. Quel feto, nel grembo di quella giovanissima donna è un qualcosa d’insignificante agli occhi dei potenti. Non è figlio di re, non è figlio d’imperatori ma appartiene ad una piccola famiglia sconosciuta al mondo. Eppure in quella famiglia ci sono i suoi primi seguaci. Elisabetta era una donna sterile. La sterilità nella Bibbia era presentata come una vergogna (Lc 1, 25) e come un castigo di Dio (Os. 9, 14). Eppure proprio quella donna emarginata, castigata, secondo i costumi dell’epoca, fu immediatamente colma di Spirito Santo nel momento in cui Maria le porge i saluti. E direi di più, chi smuove in Elisabetta tutta la gioia dell’incontro è colui che tiene in grembo, il piccolo feto, Giovanni. Chi è, o cosa è un feto? Per tanti oggi non è nessuno, non è niente. Eppure è il primo nella storia, oltre a Maria e a Giuseppe chiaramente, ad incontrare Gesù, a riconoscerlo e ad accoglierlo. Non so se questo evento è storico o meno, ma la semplicità e la gioia a cui ci invita è sotto gli occhi di tutti.
Quanta fatica facciamo oggi a riconoscere i segni che il Signore pone in mezzo a noi. Cerchiamo sempre cose grandi, plateali, che fanno audience. Invece Lui, il Signore dell’universo preferisce il nascondimento, la semplicità. Vuole avvicinarsi a chi non è accecato da se stesso ma che sa guardare negli occhi ogni fratello ed amarlo. Proprio come fece Maria che, appena avuta la notizia della dolce attesa della cugina Elisabetta, non ha temuto di mettersi in viaggio.
Signore Gesù, che in Maria ci hai dato l’immagine dell’umiltà e della gioia, insegnaci a muoverci andando incontro ai fratelli che chiedono di incontrarti, fa che i nostri sorrisi siano la trasparenza della tua presenza in noi.
Padre Santo, sei voluto entrare nella storia degli uomini in questo modo così strano ma molto efficace. Non ti sei imposto come un tiranno ma hai voluto rispettare i nostri tempi, sostieni le nostre fatiche, donaci il coraggio di vederti, di amarti, di seguirti!
Spirito Santo, che hai suggerito a Giovanni la presenza di Gesù, apri i nostri occhi, suggerisci anche al nostro cuore la Sua presenza silenziosa e nascosta. Fa che possiamo riconoscere il Figlio di Dio là dove viviamo e trascorriamo la nostra quotidianità. Solo così possiamo rafforzare la nostra esistenza e sussultare di gioia, smuovendo anche coloro che sono attorno a noi perché anch’essi possano vedere, amare e seguire Colui che viene a noi per portarci a Lui.
Amen

Commenti

Post popolari in questo blog

Un CUORE che arde d'Amore!

Tu vali molto di più!

La pazzia ... primo passo verso la Fede