Ma Dio dove abita?


9 dicembre 2012
II domenica di Avvento
Bar 5,1-9 ; Sal 125(126) ; Fil 1,4-6.8-11 ; Lc 3,1-6
In questa 2^ domenica di avvento, pasqua della settimana, la parola di Dio ci mette difronte 2 modi diversi di vivere la storia e le loro inevitabili conseguenze.
Da un lato troviamo il lungo elenco ufficiale dei grandi del tempo, dall’altro troviamo un insignificante personaggio. Da un lato infatti i grandi nomi di Tiberio Cesare, Ponzio Pilato, Erode, Filippo e Lisania, con i loro rispettivi ruoli: imperatore, governatore, tetrarca. Dall’altro la singolare figura di Giovanni.
Si tratta di due gruppi di persone che agiscono nella storia in modi diversi ma entrambi necessari. Il problema infatti non è il ruolo che uno investe nella storia del suo popolo, ma il modo con cui lo porta a compimento. Imperatori, governatori e tetrarchi non sono figure negative per questo ruolo, ma perché non si sono accorte dell’importanza di Dio nella loro vita. Hanno infatti posto l’attenzione su se stessi e sul loro carrierismo ed hanno perso di vista la possibilità di essere conterranei di Dio. Giovanni invece non si è lasciato accecare dal luccichio delle monete d’oro e dei posti di prestigio ed è riuscito a cogliere la presenza di Dio nella storia.

Tutto questo ci insegna che Dio entra nella storia degli uomini perché è la sua stessa storia. Non esiste una storia umana e una storia divina. Questo mondo e il mondo di Dio sono lo stesso mondo. Dobbiamo smettere di pensare a Dio che vive sulle nuvolette come nella pubblicità del caffè. Dio vive nella nostra quotidianità. Solo che noi con troppa facilità ci accodiamo alla lunga fila degli imperatori, governatori e tetrarchi e non ci accorgiamo che Dio ci sta passando accanto. 
Attenzione che non occorre essere seduti al governo per correre il rischio di essere come Erode, né basta ritirarsi in un convento per essere come Giovanni. è il nostro modo di vivere la storia, questa storia che ci deve rendere diversi. 
Questa domenica ci vengono suggeriti due elementi importanti che non possono mancare nella vita di chi incontra e ama Dio.
Sia nella prima lettura che nella seconda si parla di Gioia. “Deponi la veste del lutto e dell’afflizione, rivestiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre” e Paolo ai Filippesi scrive: “Fratelli, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia”. Come può un uomo in catene pregare e pregare con gioia? è l'atteggiamento di chi ha incontrato Dio e lo testimonia con la sua esistenza. E noi, quale sentimento testimoniamo a coloro che ci incontrano? Siamo gioiosi perché nella nostra vita, nonostante le difficoltà storiche, ci accorgiamo che Dio è presente? Chi ci incontra vede la serenità di chi sta condividendo le fatiche con Colui che si è dato tutto per noi?

E poi, il secondo atteggiamento. Nella prima lettura abbiamo sentito: “Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio”. Ma cosa significa essere giusti? Certo non si sta facendo riferimento alla giustizia che vediamo nei tribunali, che per quanto giusta possa essere è sempre giustizia umana. Qui si sta facendo riferimento alla giustizia divina. E come posso misurarla? Come posso impararla? Sentiamo ancora Paolo cosa scrive: “...che la vostra carità cresca più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ...” Ecco cosa significa essere giusti: imparare a discernere la volontà di Dio in ciò che sto facendo.la domanda semplice che potremmo farci in ogni situazione è: Cosa farebbe Gesù? Quali scelte prenderebbe? Quali parole userebbe? Certo non è facile, come possiamo fare? Solo stando a stretto contatto con Lui. Stando con lo zoppo si impara zoppicare. E allora stando con il santo si impara a essere santi.
Signore Gesù, tu conosci i lutti e le fatiche dell’umanità, sei venuto in mezzo a noi per condividerle e tutt’oggi non ci lasci soli nel portarle. Aiutami a gioire della tua presenza soprattutto quando le cose che mi stanno attorno sono un peso insopportabile, quando le mie forze sembrano non sufficienti a sostenere ciò mi è stato messo sulle spalle e quando la speranza ormai ha raggiunto la suola delle scarpe.
Signore Gesù in Giovanni Battista ci hai dato un modello di semplicità e di attenzione alla tua presenza, fa che questo tempo di avvento sia una vera e propria palestra per stimolare la mia attenzione e capacità di vederti ed incontrarti in coloro che attraversano la mia esistenza.
Quest’oggi ci invita anche alla giustizia. Quanto è difficile! per noi, uomini del 2000 la giustizia è qualcosa che aumenta il mio conto in banca! La tua giustizia in vece è ciò che mi svuota a favore di coloro che non hanno neppure il necessario. Aumenta la mia carità, fa che tutti quei gesti, cosiddetti natalizi, che andremo a compiere in nei prossimi giorni diventino uno stile di vita.
Amen

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