Un ponte tra terra e cielo!


12 maggio 2013
Ascensione
At 1,11 ; Ef 1,17-23 ; Lc 24,46-53
Sono ormai passate 6 settimane dal giorno di Pasqua ed oggi ci ritroviamo a festeggiare un evento forse più doloroso di quello. Sia nella prima lettura, tratta dal libro degli atti degli apostoli, sia nel Vangelo di Luca, si parla dello stesso evento: l’Ascensione di Gesù al cielo.
È il momento del disacco, dell’abbandono definitivo. Ormai gli apostoli avevano superato il dolore per morte del maestro, Lui si era rifatto vivo tra loro, aveva mangiato di nuovo con loro, aveva frequentato ancora il cenacolo con loro. Mi pare che possiamo dire che avrebbero potuto anche illudersi del fatto che Gesù non li avrebbe più mollati, che i momenti difficili erano ormai passati, tutto andava in quella direzione. Ed invece ecco il momento.
Nel Vangelo abbiamo sentito: “Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo”.
Questo Gesù del bene-dire pare dirci che Gesù non è scappato, non si è sbattuto i piedi, come ha chiesto di fare ai suoi apostoli nel caso non fossero stati accolti in qualche città. Gesù ha creato un legame con gli uomini, un legame che nessuno potrà mai sciogliere. Ora Lui torna al Padre ma resta tra gli uomini, così come un tempo era venuto tra gli uomini restando con il Padre. Gesù, con la sua nascita, aveva creato un ponte tra il cielo e la terra, Dio si era abbassato e, abbandonata ogni regalità, si era mischiato con le sue creature. Questo Dio, Gesù, non ha mai perso il legame forte con il Padre (pensiamo alle parole con le quali ci ha invitato a pregare, pensiamo a tutta la controversia con i giudei, pensiamo ai momenti di forte preghiera intima su qualche monte o nell’orto degli ulivi). Ora con la sua ascensione al cielo crea una un ponte che va in senso inverso, dalla terra al cielo, vuole consegnarci la strada per raggiungere il Padre (“Io sono la via”). Lo preghiamo anche nel canto “Dio si è fatto come noi per farci come Lui”. E questa benedizione è tutto questo.
I suoi apostoli reagiscono di conseguenza: “Poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio”.
Questo sentimento di gioia è il sintomo della presenza di Gesù nel loro cuore. Il maestro non è più davanti ai loro occhi ma ora è nel loro cuore.
Qualcuno potrebbe domandarsi che fine ha fatto il mandato “andate e predicate il mio vangelo a tutte le genti …”. Come mai questi, si dice che stanno sempre nel tempio a lodare Dio? Non è un venir meno al mandato?
In realtà gli apostoli stanno mettendo in pratica tutto l’insegnamento di Gesù. Stanno nel tempio perché sanno che è da lì che devono partire per annunciarlo, non dalle loro case. Gesù prima di ogni momento importante si ritirava in disparte per stare con il Padre. Ora gli apostoli si ritirano nella casa di Dio, il tempio, per stare con Lui, per acquisire tutta quella forza necessaria a superare le fatiche dell’apostolato.
Proviamo a chiederci anzitutto se nella nostra vita da perfetti cristiani, quali crediamo di essere, siamo certi che l’unica via che porta alla santità è Gesù Cristo. Tutto il resto, santini, cure orientali, yoga, pacificazione con se stessi, miracolismi, santoni e veggenti, sono un di più. Solo Gesù è la via che porta al Padre.
La seconda domanda che deve restare viva in noi quest’oggi è a riguardo della gioia. Il mio essere di Cristo mi porta ad essere gioioso? A testimoniarlo sempre con la serenità del cuore? A volte mi chiedo: se un extra-terreste, guardandoci dalla sua lontana galassia, dovesse osservarci mentre usciamo da messa, sarebbe incuriosito oppure girerebbe subito lo sguardo alla ricerca di qualcosa di più accattivante? Con i musi lunghi non portiamo nessuno a Gesù, ma non ci arriviamo neppure noi.
Ed infine provo a chiedermi se il tempio, la chiesa è il luogo da cui parto ogni giorno lodando Dio per arrivare ai fratelli. Mi chiedo quindi se ciò che testimonio con la vita, prima che con le parole, esce dalla mia casa o dalla Sua.
Signore Gesù, spesso e volentieri le mei giornate sono piene di brontolii perché mi sento abbandonato da Te e dagli uomini. Ma come è possibile? Aiutami a sentire forte la tua presenza, aiutami a scorgere quelle braccia che mi stanno portando in braccio.
Tu dici bene di me, mi benedici! Io invece non sempre ho parole buone nei tuoi confronti. Insegnami ad ascoltare il tuo amore, ogni sfumatura della tua voce per cogliere ogni bene che vuoi lasciarmi.
La mia vita dovrebbe essere testimonianza attiva della tua presenza nel mondo, ma è proprio sempre così? Spesso e volentieri davanti alla tua immagine metto la mia o quella delle tante cose che in questo mondo mi hai donato. Aiutami a prendere sempre forza dalla tua presenza, aiutami a trascorrere tempo con te e per te, solo così chi mi incontra può incontrare Te.
Amen

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