Un soffio di aria rigenerante!


19 maggio 2013
Pentecoste
Sono passati 50 giorni dalla Pasqua, 10 dal momento della separazione definitiva, la ascensione di Gesù al cielo, ed ora ritroviamo gli apostoli rinchiusi nel cenacolo in preghiera.
Il loro atteggiamento pare non essere cambiato, come subito dopo la morte del maestro, anche ora sono rinchiusi in quella stanza che pare essere l’ultima reliquia, ricordo di Gesù. Ma la differenza è sostanziale, allora erano barricati in casa per la paura, ora si sono allontanati dal caos della città per mettersi in preghiera.
Con Maria sono quindi raccolti in attesa di quel grande dono che il Maestro ha promesso prima di risalire al Padre.
Quello Spirito Santo, dono del crocefisso (alla sua morte gli evangelisti dicono “emise lo Spirito”), promessa del Risorto (“tra non molti giorni, – lo abbiamo sentito domenica scorsa – sarete battezzati in Spirito Santo”) ma di che cosa o di chi stiamo parlando?
Lo Spirito è il cuore della Chiesa, senza lo spirito Dio è lontano, senza lo Spirito Cristo rimane nel passato, senza lo Spirito il Vangelo resta parola morta, senza lo Spirito la Chiesa risulta una semplice organizzazione, senza lo Spirito l’autorità diviene un semplice potere, senza lo Spirito la missione diviene semplice propaganda, senza lo Spirito la liturgia diviene una sterile evocazione magica, senza lo Spirito l’agire cristiano diviene una legalistica morale da schiavi.
Potremmo davvero chiederci cosa ha portato i cristiani a perseverare nella loro fede sotto tremende persecuzioni? Cosa ha aiutato la Chiesa a mantenersi viva nei sotterranei della Cina e della Russia comuniste? Cosa ha portato tanti uomini del passato e del presente a morire per quelle parole che noi chiamiamo Vangelo?
Ma potremmo anche riportare l’attenzione su di noi e chiederci se la nostra fede la stiamo vivendo come gli apostoli del dopo morte di Gesù, del dopo ascensione o del dopo pentecoste? Ovvero abbiamo paura di mostrare la nostra fede? Siamo raccolti in preghiera in attesa di riuscire ad obbedire alle richieste del Signore? Oppure, avendo già compreso la nostra missione siamo già in piazza raccontando con gioia la vittoria di Cristo sulla morte?
Io ho l’impressione che tanti di noi, cristiani praticanti, (non parliamo dei cristiani solo di nome) viviamo una fede di convenienza, una situazione sociale. Non siamo veramente convinti del nostro credo. Abbiamo paura a mostrarci per ciò che siamo. Un banale esempio che faccio sempre è il timore di manifestare il proprio credo per esempio con un segno di croce prima del pasto in un ristorante!
Certo che ostentiamo pendagli a forma di croci, ormai va proprio di moda. Nello stesso momento però vogliamo togliere i crocefissi dai luoghi pubblici! Portare una croce al collo non significa necessariamente vederci sopra il crocefisso e soprattutto riconoscere in quell’uomo sofferente il salvatore dell’umanità.
Spirito Santo, entra nei nostri cuori perché possiamo sentire la tua calorosa presenza che ci consola e ci accompagna.
Spirito Santo, illumina le nostre menti perché possiamo vederti, incontrarti e ascoltare i tuoi consigli.
Spirito Santo plasma le nostre esistenze perché possano essere manifestazione gioiosa della tua presenza.
Amen.

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