Il nome di Dio sia su di te.
1 gennaio 2015
Maria SS. Madre di Dio
Nm 6,22-27 ; Sal 66,2-3.5-6.8 ; Gal 4,4-7 ; Lc
2,16-21
In
questo primo giorno dell’anno celebriamo Maria SS. Madre di Dio. Lei è la
benedetta fra tutte le donne così come benedetto è il frutto del suo grembo.
Cosa
significa essere benedetti?
La
benedizione non è un’invenzione dei cristiani, è un qualcosa che sempre
appartenuta all’uomo. Nella prima lettura ci viene consegnata oggi un’antica
benedizione del popolo ebraico: “Il
Signore ti benedica e ti custodisca”, “faccia
risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia” … “rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Tutto questo affinché
il nome di Dio sia su di te.
Avere
addosso il nome di Dio non è cosa semplice, significa portare il peso della sua
divinità in ogni luogo che frequenti. Eppure, come ci dirà Gesù, il suo è un
giogo leggero. È infatti un gioco che di dona la sua custodia, la sua grazia e
la sua pace.
Noi
tutti portiamo il nome di Dio addosso, ci chiamano cristiani. Ne sentiamo il
peso? Chi ci vede si accorge che il volto di Dio risplende nella nostra vita?
Si accorge che ogni nostra azione è accompagnata dalla sua presenza? Santa
Teresina ripeteva spesso nella sua vita: “Raccogliere uno spillo per amore può
salvare un’anima. Che mistero!” È il mistero della presenza di Dio nella quotidianità
di ogni suo figlio, nella nostra quotidianità.
Sono
questi i misteri che non riusciamo a comprendere ma che, come Maria, siamo
invitati a conservare nel nostro cuore. Sono questi i misteri che potranno
cambiare la nostra esistenza e l’esistenza dei nostri fratelli.
La
grandezza di Maria sta proprio nell’aver accolto lo sguardo di Dio, uno sguardo
che ha sempre intimorito gli uomini (nell’antico testamento si legge che se un
uomo guarda Dio faccia a faccia poi deve morire), uno sguardo che invece dona
la vera vita a chi ha il coraggio di sostenerlo.
Il
papa nel suo messaggio per la 48^ giornata mondiale della pace ci dice che
accogliere questo sguardo, farsi carico del giogo che Dio ci pone, cioè il suo
nome, l’essere chiamati cristiani cioè “figli del Padre e fratelli in Cristo”,
non è frutto di “una disposizione divina autoritativa”. “L’essere figli di Dio
segue l’imperativo della conversione”. L’invito di questa giornata, per la pace
nel mondo, per la pace nei nostri cuori, per la pace nelle nostre famiglie e
nelle nostre comunità, è l’invito ad essere fratelli, fratelli in Cristo Gesù,
figli del Padre. “E - come dice Paolo
nella seconda lettura – che voi siete
figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo
Figlio, il quale grida: Abba! Padre!”
Lasciamolo
urlare questo Spirito imprigionato dentro di noi, lasciamo che il nostro cuore
possa urlare senza paura: Abba! Padre!
Lasciamo
che il nostro cuore possa conservare e meditare tutti i misteri che Dio pone
sul nostro cammino.
Lasciamo
che il nostro sguardo possa incontrare senza timore lo sguardo di Dio e
ripetere ogni giorno di questo nuovo anno, assieme a Maria: “Si Signore voglio
essere tuo”.
Buon anno
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