Chi è il mio prossimo? o meglio ... di chi sono prossimo?
16 agosto 2015
S. Rocco
Is
58,6-11 ; Sal 111 ; 1Gv 3,14-18 ; Lc 10,25-37
In
questo giorno festeggiamo solennemente il nostro S. patrono: S. Rocco. Cosa ha
fatto sì che Rocco di Montpellier, che visse a cavallo tra il 1200 e il 1300,
divenisse famoso al punto tale che anche noi oggi ne facciamo memoria?
Non
si sa molto sulla sua vita ma su pochi tratti fondamentali sono d’accordo tutti
gli storici: Rocco lascia la Francia a circa 20 anni dopo la morte di entrambi
i genitori per pregare sulla tomba dei santi Pietro e Paolo. Si mette perciò in
cammino verso Roma quando per strada incontra alcune città infestate dalla
peste. Rocco con il segno della croce sul corpo dei malati li guarisce.
Quest’attenzione al malato e la sua grande fede prodigiosa fa si che, dopo la
guarigione di un cardinale in un ospedale di Roma, Rocco possa essere accolto
in udienza dal santo padre. Compiuto il suo pellegrinaggio nella città santa
può ora tornare a casa ma lungo il cammino anche lui viene colpito dal morbo
della peste che lo porta a ritirarsi in un bosco. Sarà un cagnolino a portargli
un pezzo di pane ogni giorno permettendogli così di sopravvivere e, una volta
guarito, riprende la via verso casa ma nei pressi di Voghera viene arrestato
perché sospettato di avere a che fare con le vicende politiche losche del
tempo. Per non rivelare la sua identità (voto fatto all’inizio del
pellegrinaggio, quasi sicuramente a causa delle sue nobili origini) disse di
essere un umile servitore di Gesù Cristo, questo gli costò il carcere. Dopo 5 anni
di carcere, che visse come purgatorio ad espiazione dei suoi peccati, Rocco
sente ormai vicina la morte e chiama quindi un sacerdote. In quest’occasione
successero degli eventi miracolosi che indussero i presenti ad avvisare il
governatore, ma quando la porta della cella venne riaperta Rocco era già morto:
era il 16 agosto di un anno compreso tra il 1376 e il 1379.
Con
la sua vita Rocco ci ha confermato che vivere gli insegnamenti del vangelo è
possibile: ha abbandonato le ricchezze, ha annientato la sua persona per
servire i più bisognosi, non ha avuto paura di avvicinarsi a coloro che più di
tutti avevano bisogno di un sostegno (la peste era considerata l’anticamera
della morte, si pensava molto contagiosa perciò non era semplice trovare
qualcuno che si prendesse cura di questi malati).
Rocco
è stato quel samaritano che lungo la sua breve esistenza ha offerto cura e
amore a chi incontrava, proprio come abbiamo letto nel vangelo. Non si è preoccupato di chi fosse il suo
prossimo, come spesso facciamo noi, ma si è preoccupato di essere lui il più
prossimo possibile di tutti coloro che incontrava per la strada.
A
parole siamo tutti bravi ma con i fatti spesso e volentieri diamo una
contro-testimonianza del vangelo. Lo abbiamo sentito già da Giovanni nella sua
prima lettera: “non amiamo a parole né
con la lingua, ma con i fatti”.
Ma è
la prima lettura che ci brucia più di tutte. Il digiuno (vale a dire
l’eucarestia, i precetti e i riti del perfetto cristiano) che Dio indica per
mezzo del profeta sono lo scioglimento delle catene ingiuste, togliere i legami
dai pesi, liberare gli oppressi, condividere il pane con l’affamato accogliere
chi è senzatetto e vive nella miseria, vestire chi è nudo … ma anche eliminare
dalla nostra vita l’oppressione, il puntare il dito e il parlare con
cattiveria.
Preghiamo
san Rocco perché ci aiuti ad abbandonare tutto ciò che ci tiene troppo legati a
questioni irrisolte del passato e fa sorgere grandi malcontenti e cattiverie
nel cuore di ognuno di noi.
Possa
l’esempio di San Rocco aiutare le nostre famiglie ad aprirsi ai bisogni
dell’altro, quell’altro che non vive dall’altra parte della terra ma che
condivide il mio stesso nome perché della mia stessa famiglia, che condivide la
mia casa e il mio terreno.
San
Rocco ci aiuti a non attendere il nostro prossimo ma a farci prossimi di tutti
coloro che incrociamo sulla nostra strada.
San Rocco, prega per noi.
Gloria al Padre …
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