dubita per accogliere

11 dicembre 2016
III domenica di Avvento
Is 35,1-6a.8a.10 ; Sal 145(146) ; Gc 5,7-10 ; Mt 11,2-11
In questa 3^ domenica di Avvento, pasqua settimanale la Parola ci mostra il mondo dei dubbi della fede.
Quel Giovanni, che domenica scorsa abbiamo visto così convinto di sé, che indica ai suoi discepoli il Messia da seguire, oggi pare aver dei dubbi. Giovanni si trova in carcere e sente parlare delle opere di Gesù e dubita.
Quante volte anche noi nel buio di alcune nostre giornate dubitiamo della presenza di Gesù. Anche noi cerchiamo un Dio potente, un Dio capace di porre fine a tutte le ingiustizie, un Dio che ponga fine a tutte le malattie del mondo, invece ci troviamo difronte un Dio crocifisso, un Dio bambino, un Dio pane. Ciò che dovrebbe aiutarci a comprendere la grandezza di Dio si mostra a noi come insignificante. Se poi pensiamo che nonostante sono passati duemila anni dalla nascita di questo bambino, che ci dicono essere Dio, nel mondo non è cambiato nulla se non la modalità con cui si compiono atrocità e cattiverie … i dubbi non possono che nascere.
Eppure di questo Giovanni dubbioso Gesù dice: “fra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni Battista”. Cosa fa di Giovanni un grande? I dubbi? Io direi piuttosto il desiderio di scoprire la verità, il coraggio di porre delle domande. La sua curiosità è tale da non chiudersi dentro quattro mura coprendosi gli occhi. Giovanni sa che ciò che luccica non è sempre oro, ecco che, nonostante vede realizzarsi le profezie (“I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, …”), si pone la domanda: “ma è proprio lui?”.
Quanti falsi profeti anche oggi fanno luccicare ciò che non è oro e noi nella nostra ingenuità restiamo imbrigliati nelle loro reti, abbagliati dai loro specchi. In questo nostro mondo in cui tutto deve avvenire subito, dove attesa è diventato sinonimo di falsità, anche Dio deve intervenire secondo le nostre tempistiche. Ma Dio non è così. Questo tempo di attesa deve aiutarci ad assaporare la venuta di Dio, solo così lo potremo riconoscere nella grotta di Betlemme. Se restiamo abbagliati dai riflettori dei ciarlatani, cartomanti, visionari, o profeti che siano, quel bambino a noi non dirà proprio nulla perché le nostre orecchie saranno assordate e i nostri occhi accecati dal troppo caos mediatico che ci propone tutto quanto sta attorno a noi.
Attendere il Natale non significa preparare lucine, alberi colorati e correre freneticamente per negozi a cercare il regalo più raffinato. Attendere il Natale significa preparare il nostro cuore all’incontro con Dio, un piccolo bambino che chiede cure e attenzioni, che chiede di essere amato e coccolato per poter crescere.
Questo cuore così ben disposto è frutto della meditazione, della riflessione, della preghiera. È frutto del desiderio di incontrare Dio e di voler rispondere ai tanti interrogativi che sorgono nella mente dell’uomo di ieri e di oggi.
Signore Gesù libera la mia mente dai tanti preconcetti che negli anni ho recuperato a destra e a sinistra durante il percorso della mia vita. Aiutami a lasciare libere le orecchie e il cuore per poterti ascoltare e accogliere.
Tu, il più piccolo nel Regno dei cieli cerchi una casa tra noi, tue creature. Aiutaci ad aprire le nostre porte per coccolarti e nutrirti e farti crescere con noi e in noi.

Amen

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