Sognare il desiderio di Dio

4 dicembre 2016
II domenica di Avvento
Is 11,1-10 ; Sal 71(729 ; Rm 15,4-9 ; Mt 3,1-12
In questa seconda domenica di avvento, Pasqua della settimana, la Parola ci invita a sognare.
Può sembrare una cosa strana ma il sogno, cioè il desiderio, è il primo passo per avviarsi verso una meta e raggiungerla nonostante i tanti sforzi da compiere.
La profezia di Isaia è singolare. Isaia annuncia un giorno in cui ogni violenza cesserà o la creazione tornerà ad essere quella del paradiso terrestre dove il male non esisteva né per l’uomo né per l’animale (addirittura gli animali erano tutti erbivori, compresi lupi, leopardi e leoni).
È il sogno degli uomini, un mondo senza guerre né violenze, dove ognuno possa sentirsi al sicuro sia che si trovi in una stazione del metrò o in casa sua, sia che si trovi su un aereo o in un bar nel centro di una città. L’uomo di oggi sta cercando di attuare tutto questo ma in che modo? Abituandosi alla violenza (serie televisive e talk show), non vergognandosi di schiacciare il più debole (bullismo), chiudendosi nel proprio mondo (isolamento). L’esito di questo comportamento non è dei più celestiali: l’altro, qualsiasi altro è diventato un potenziale nemico da cui doversi difendere (aumento della violenza); la violenza domestica aumenta perché non abbiamo altro modo di superare le piccole divergenze quotidiane che dovrebbero servire a crescere (femminicidio, parricidio …); il disinteresse verso ogni questione che non riguarda propriamente noi stessi (politica; volontariato…).
La Parola di Dio di questa domenica ci offre un'altra possibilità. Dice la preghiera di Colletta che abbiamo pregato all’inizio della celebrazione: “Dio dei viventi, suscita in noi il desiderio di una vera conversione, perché rinnovati dal tuo Santo Spirito, sappiamo attuare in ogni rapporto umano la giustizia, la mitezza e la pace, che l’incarnazione del tuo Verbo ha fatto germogliare sulla nostra terra.
Gesù è venuto a portare giustizia, mitezza e pace. Noi che ci diciamo suoi seguaci dobbiamo essere i primi attuatori di questo programmo divino. Facile dirsi sui seguaci e poi non interessarsi del prossimo; facile venire in chiesa la domenica e poi litigare con il vicino; facile dire ogni giorno il santo rosario e poi sparlare degli altri quando si è al bar o in piazza; facile festeggiare il Natale e la Pasqua e poi non pagare le tasse o avere il doppio lavoro o, peggio ancora un lavoro in nero. È ciò che ci dice Giovanni Battista quando urla ai farisei: “Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: «abbiamo Abramo per padre!». Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli di Abramo.
Un frutto della conversione! È proprio quello che ognuno di noi deve riuscire a produrre durante la propria esistenza. Se il battesimo ci ha innestati in Cristo, dobbiamo fare ottimi frutti. Se la linfa vitale di Cristo scorre nelle nostre vene dobbiamo compiere le sue stesse azioni.
Signore Gesù spesso, anzi quasi sempre, le nostre azioni non dicono il nostro essere tuoi, non ci preoccupiamo delle conseguenze dirette o indirette che le nostre azioni possono imprimere alla realtà, siamo ormai troppo abituati a tollerare e a occultare le tenebre di cui siamo complici o artefici. Eppure ci lamentiamo perché nel mondo non ci sentiamo al sicuro, ci lamentiamo perché nel mondo ci sono le guerre, ci lamentiamo perché … quanti perché sbagliati. Non pensiamo a quanti si lamentano o sopportano silenziosamente le nostre azioni, le nostre scelte, le libertà che ci prendiamo!
Spirito di Cristo, entra in noi, plasma i nostri cuori perché possano assaporare l’amaro provocato dalle nostre azioni. Aiutaci ad essere più coerenti con il credo che professiamo e sostienici nelle debolezze della vita quotidiana.
Padre misericordioso donaci di sognare i tuoi desideri e di collaborare con te nella loro realizzazione.

Amen.

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