Una presenza scomoda quanto preziosa

18 dicembre 2016
IV domenica di Avvento
Is 7,10-14 ; Sal 23(24) ; Rm 1,1-7 ; Mt 1,18-24
In questa quarta domenica di Avvento, pasqua della settimana, la Parola ci porta di nuovo alla questione dei sogni.
Maria e Giuseppe stanno vivendo un momento speciale del fidanzamento, quello della promessa. Ciò significa che vivono in quel periodo in cui sognano la loro famiglia, sognano il loro futuro insieme, sognano la bellezza del loro amore che prende vita. Penso che ogni coppia abbia sperimentato questo momento che precede le nozze. È un momento in cui si vie il presente proiettati nel futuro, è un momento in cui si carica il futuro di tutte le cose belle che potranno nascere. Si sa che ce ne saranno anche di non belle ma per uno strano gioco dei nostri pensieri, diversamente dal resto della nostra vita, mettiamo a fuoco solo quelle belle. È l’adrenalina dell’attesa.
Proprio in questa situazione accadono gli avvenimenti di cui il vangelo ci parla oggi. Provate ad immaginare i pensieri di Giuseppe, la sua promessa sposa aspetta un figlio per opera dello spirito santo, dice lei … Immaginate quel grande pallone di attese che Giuseppe aveva gonfiato nella sua immaginazione … nel giro di tre secondi si sgonfia. Quell’attesa del realizzarsi della promessa ormai non ha più nessun significato. Ma “mentre stava considerando queste cose, ecco …”. È proprio nel mentre che pensiamo, è proprio nel mentre cerchiamo di progettare la nostra vita, il nostro futuro, che Dio si fa sentire. Questo Dio con noi è nel mezzo dei nostri pensieri, è nel mezzo delle realizzazioni delle nostre promesse. Questo Dio con noi è proprio in mezzo ai piedi e questa sua presenza è tanto scomoda quanto preziosa. Scomoda perché con troppa facilità ci fa rendere conto che stiamo percorrendo strade sbagliate, preziosa perché con il suo esserci ci suggerisce ciò che è meglio per noi.
Festeggiare il Natale quindi significa raddrizzare i nostri sentieri per permettere alla promessa di realizzarsi nella nostra esistenza.
Siamo soliti chiederci cosa sarebbe stato della storia dell’umanità se Maria non avesse detto il suo sì, ma dobbiamo anche chiederci cosa sarebbe successo se Giuseppe non avesse detto il suo sì.
Anche noi abbiamo paura come Giuseppe a metterci totalmente nelle mani del Signore, abbiamo il timore di perdere la nostra identità, di non realizzare i nostri sogni, di dover ripensare al nostro futuro. Il sogno dell’amore che Maria e Giuseppe avevano coltivato si è realizzato proprio nella presenza di Gesù nella loro vita. Il nostro sogno d’amore che coltiviamo per il nostro futuro con le persone che amiamo, non può che realizzarsi con la presenza scomoda e preziosa di Gesù nella nostra vita. Coltiviamo anche noi relazioni d’amore che possano aiutarci a sognare un futuro migliore, in quei sogni, in quei progetti ancora fumosi, lo sguardo di Dio, la sua presenza viva e vitale non può che aiutarci a sciogliere le nebbie e realizzare le promesse che abbiamo nel cuore.
Signore Gesù entra nelle nostre vite, mettiti come un sassolino nelle nostre scarpe per aiutarci a non contare troppo sulle nostre forze egoistiche ma a lasciarci guidare dalla tua presenza decisa e silenziosa.
I nostri sogni siano sogni di pace e di Carità condivisa. Le nostre vite siamo spese nell’attenzione all’altro. I nostri occhi possano cogliere il vero vissuto delle persone che metti sulle nostre strade e le nostre orecchie siano disposte ad accogliere le loro storie.

Amen.

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