Accogliere la Parola per accogliere il fratello

20 dicembre 2015
IV domenica di Avvento – C
Mi 5,1-4a ; Sal 79(80) ; Eb 10,5-10 ; Lc 1,39-45
Siamo ormai all’ultima domenica di questo avvento, pochissimi giorni ormai ci separano dal Natale e potremmo dire che la Parola che oggi ci viene donata per la nostra crescita spirituale sembra affidarci le coordinate per comprendere in maniera piena la festa della nascita di Gesù.
Le storie che ci vengono narrate sono storie di accoglienza: Maria ha appena accolto la sua missione di divenire madre del Salvatore, Elisabetta, ha accolto in grembo colui che indicherà a tutti il Messia ed ora accoglie a braccia aperte la cugina Maria con il suo piccolo in grembo.
Cosa spinge questa accoglienza, cosa fa sì che queste donne comprendano i misteri che si stanno compiendo attraverso di loro?
Solo ed esclusivamente l’ascolto della Parola, una Parola ascoltata, meditata e attuata.
Noi veneriamo tanto Maria, la prendiamo come modello di vita, a lei affidiamo i nostri bisogni più intimi e più spinosi. Ma perché facciamo così fatica a prendere seriamente i suoi insegnamenti? Non dico quelli delle visioni dei mistici ma quelli che escono dal vangelo.
Le opere di misericordia che un tempo si studiavano, quelle corporali e quelle spirituali, sono tutte vissute da Maria nel vangelo, noi quante ne viviamo? Potremmo anche chiederci quante ci sforziamo di vivere? Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi e i carcerati, seppellire i morti; Consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.
Maria accoglie la Parola e fa visita alla cugina “malata” o comunque nel bisogno. Elisabetta accoglie la Parola e con essa la pellegrina Maria con il figlio che ha in grembo. Insieme lodano il Signore per le meraviglie che sta compiendo attraverso di loro.
A questo punto mi chiedo: noi ascoltiamo ogni giorno la Parola? Ci lasciamo scuotere, guidare, consigliare da Lei? Quella Parola che ogni giorno ascoltiamo, se l’ascoltiamo, si traduce in sollecitudine di carità verso il nostro prossimo?
Accogliere la Parola in noi significa, come Maria ed Elisabetta accogliere Gesù in noi, renderlo partecipe della nostra quotidianità, questo ci aiuta ad accogliere tutti nella nostra vita?
Elisabetta ha accolto Maria perché in essa ha riconosciuto i lineamenti di Dio. Riusciamo anche noi a riconoscere la presenza di Dio nelle persone che incontriamo?
“Maria si alzò ed andò in fretta verso la regione montuosa”
Questa urgenza è ciò che manca a tutti noi oggi, l’urgenza di portare nel mondo la Parola. L’urgenza di conoscerla, amarla, farla nostra perché tutto il mondo possa fruire di questo grande dono. Facciamo alla svelta ad obbligare i nostri figli ad andare alla catechesi, ma poi quando cresciamo che bisogno abbiamo di scoprire le meraviglie racchiuse nella Parola? Certo, quando si consiglia a qualcuno di leggere la Parola la risposta è “ma è un testo difficile, serve qualcuno che lo spiega”. Allora cerchiamo di sfruttare le occasioni di catechesi che le nostre parrocchie offrono, soffermiamoci ad ascoltare, meditare a accogliere il dono della Parola che rigenera le nostre esistenze ed illumina il nostro cammino. Questa è l’urgenza principale oggi. Possiamo noi nasconderci dietro tutte i problemi che la società ci propone ma se non accogliamo la Parola non riusciremo mai a dare un senso alla nostra vita e a quella degli altri.
A natale è la Parola che nasce nella capanna di Betlemme, facciamo che nel presepio del nostro cuore possa trovare spazio comodo per nascere di nuovo in noi e poter così crescere e donare a noi e a coloro che incontriamo quella gioia e serenità che i pastori hanno sperimentato accogliendo l’invito degli angeli.

Amen

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