Nella mani del Padre
30 dicembre 2018
Santa Famiglia
1Sam 1,20-22.24-28 ; Sal
83(849 ; 1Gv 3,1-2.21-24 ; Lc 2,41-52
In questa domenica fra l’ottava
di Natale, giorno natalizio e pasqua della settimana, la liturgia ci invita a
meditare sulla figura della famiglia di Nazareth.
Gesù è ormai grande, ha 12 anni,
e come di consueto a Pasqua, Maria Giuseppe e Gesù, insieme ad amici e parenti
del villaggio, salgono a Gerusalemme per la celebrazione più importante della
vita di fede ebraica: la memoria della liberazione dall’Egitto.
Già in questo movimento possiamo
cogliere quali sono le fondamenta di questa famiglia: un forte senso
comunitario e una grande fede. Gesù cresce la sua infanzia respirando questo
ossigeno per lo spirito!
Potremmo chiederci se hai nostri
figli offriamo questo ossigeno … quale senso comunitario abbiamo? Quale
significato diamo all’incontro settimanale? È vero, il pio ebreo era chiamato
una volta l’anno a muoversi per la festa di Pasqua ma … parliamo di un viaggio
che li teneva occupati per quattro o cinque giorni in mezzo al deserto e poi il
tempo delle celebrazioni e poi di nuovo il viaggio per il ritorno, quindici/venti
giorni in tutto? Può darsi. A noi è chiesto poco più di un’ora alla settimana fuori
dalla porta di casa per vivere assieme alla comunità la pasqua settimanale, il
memoriale della morte e risurrezione di Gesù … quali sono le priorità che i
nostri figli assorbono in questo giorno? Lo sport? Il divertimento? I centri
commerciali?
Maria e Giuseppe potrebbero passare
per genitori incoscienti, magari i nostri servizi sociali avrebbero potuto fare
un controllo approfondito … come è possibile non sapere dove si trova tuo
figlio dodicenne? Dopo tre giorni si accorgono che lui non c’è?
Ma la loro tranquillità di quei
tre giorni non proviene dall’incoscienza bensì da un grande senso di comunità:
i bambini spesso viaggiavano insieme, sullo stesso carro, la carovana era lunga
e le famiglie tante, i figli stavano insieme per trascorrere il tempo giocando
e … non era fuori norma che gli adulti si prendessero cura dei propri e degli
altrui figli … quindi Giuseppe e Maria sono convinti che Gesù sia con gli amici
e i genitori di questi.
Questa comunità è una grande
famiglia! La nostra comunità parrocchiale? Ci fidiamo degli adulti che la
abitano? Abbiamo il coraggio di affidare i nostri figli ai genitori di altri
bambini?
Poi arriva il momento in cui
Giuseppe e Maria si accorgono che Gesù non è nella carovana!
Inizia il panico … sono passati tre
giorni … Dove sarà? Cosa gli sarà successo? Con chi sarà? E iniziano
disperatamente a cercarlo.
Lo cercano per tutta Gerusalemme
e limitrofi … potremmo pensare che hanno passato in rassegna ospedali e caserme
dei carabinieri, ne avranno denunciato la scomparsa? Allora forse non c’era la
possibilità ma oggi … certamente.
Eppure lo trovano nel posto più
sicuro del tempo: il Tempio; e … quella risposta ... “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”
Che pugnalata al cuore per Maria …
e per Giuseppe …
Dove li cerchiamo i nostri figli?
Forse li cerchiamo nei posti in cui non sono perché non abbiamo fiducia in
loro, forse li cerchiamo nei posti in cui non sono perché non abbiamo fiducia
in Dio!
Qui il grande tema di oggi. Chi
sono questi figli? O meglio … di chi sono questi figli? Certo, voi mamme li
avete partoriti, voi papà li avete accolti nelle vostre case, insieme li avete
cresciuti … ma Dio li ha creati! Questi figli sono figli di Dio prima di essere
figli vostri.
Ascoltate le preghiera di Anna
che, dopo tante preghiere e lacrime finalmente riceve il dono di un figlio: “Per questo fanciullo ho pregato e il Signore
mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo
richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore”.
Quanto mettiamo nelle mani di Dio
questi nostri ragazzi? Arriva un giorno in cui non riusciamo più a corrergli
dietro, eppure non sono ancora in grado di camminare completamente da soli. Cosa
facciamo? Se non li mettiamo nelle mani di Dio … chi si prende cura di loro? Se
non abbiamo il coraggio di affidarli alle cure amorevoli del Padre, chi li
aiuterà a crescere?
In questa giornata vogliamo
affidare a Dio tutti i nostri ragazzi, i più piccoli ma soprattutto i più
grandi. Non è segno di menefreghismo ma … dopo aver fatto tutto quanto potevamo
umanamente fare dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che non siamo
onnipresenti né onniscienti né onnipotenti neppure nei confronti dei nostri
ragazzi. Solo Lui, il Padre di tutti noi che è nei cieli, può arrivare dove le
nostre gambe non arrivano né dove la nostra voce pare non poter penetrare né
dove le nostre mani non possono più sorreggere.
Amen
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