Dio ti salva nel quotidiano
22 dicembre
2019
IV Domenica di
Avvento – A
Is 7,10-14 ; Sal 23(24) ; Rm 1,1-7 ;
Mt 1,18-24
In questa quarta domenica di Avvento, Pasqua della
settimana, la figura predominante il vangelo è quella di San Giuseppe. Un uomo
che non appare molte volte nella scrittura ma che oggi sembra proprio attirare
l’attenzione su di sé.
Cosa ha fatto di straordinario?
L’enigma è subito risolto dicendo che ha accolto in casa sua
Maria con l’unica certezza che lui non era il padre del bambino che lei portava
nel grembo!
Oggi certamente parlare di ragazze madri non sconvolge come duemila
anni fa, ma penso che se la tua morosa scoprisse di essere incinta e tu hai la
certezza di non essere il padre … forse un pensiero prima di sposarla o di
andare a convivere con lei te lo fai!
In verità anche Giuseppe si è fatto due domande e ha
rischiato di passare almeno una notte insonne adagiandosi nel suo giaciglio con
questo pensiero per la testa …
Aveva due sole certezze: la prima che lui amava Maria e, per
quel che ne sapeva fino a quel momento, anche lei lo amava; la seconda che voleva
essere rispettoso della Legge che la sua famiglia gli aveva trasmesso sin da
piccolo e questa Legge prevedeva che una gravidanza fuori dal matrimonio
avrebbe dovuto essere considerata un evento gravissimo e la ragazza allontanata
dalla famiglia, messa in piazza e lapidata (ricordate il brano della donna
sorpresa in adulterio – Gv 8 – … “Chi
è senza peccato scagli la prima pietra” …).
Giuseppe va a letto quella sera con un solo intento: “salvare
capra e cavoli” cioè salvare la vita della donna che amava e rispettare la
Legge! Un bell’enigma …
Finché ha usato la testa erano i problemi le prime cose che
venivano alla mente: che figura ci farò … tutti lo sanno che non è il mio
bambino … ma Maria mi amerà davvero? … ma chi sarà stato … come potrò fidarmi
di Maria in futuro … già, tanti pensieri mossi dalla paura e dalla logica. Il
sonno lascia emergere la bontà più profonda che questo giovane uomo ha maturato
nel suo cuore; è riuscito a prendere tutte le forze che teneva in serbo chissà
da quanto tempo e … ha affrontato con coraggio la situazione.
Accogliendo Maria in casa sua ha detto chiaramente di
fidarsi della volontà di Dio senza temere le reazioni degli uomini.
Nel sogno l’angelo dà a Giuseppe un segno ma … che segno è?
Per Maria è stato almeno un segno tangibile (una anziana donna sterile rimasta
incinta), per Giuseppe … la sola parola dei profeti: “Ecco, una vergine
concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele”
lo abbiamo sentino nella prima lettura il profeta Isaia. La Parola, e solo la
Parola di Dio è stata il grande segno per Giuseppe. Oggi quella Parola è detta
ad ognuno di noi. Giuseppe ha colto il significato profondo di quel nome: “Emmanuele
= Dio-con-noi”. È riuscito a fidarsi di Dio perché nella sua esistenza aveva
imparato che Dio è con noi nel quotidiano. I suoi occhi hanno saputo guardare
la donna che amava e in essa ha potuto vedere la presenza sempre più vera di Dio.
Oggi a noi Dio si presenta con un nome un po’ diverso: Gesù, che significa Dio-salva.
Quanto sperimento nella mia vita che Dio è con me e mi salva? Quanto lascio
lavorare liberamente Dio nella mia storia? Quanto mi fido e mi affido a Lui che
entra nella mia miseria per salvarmi?
Gesù è l’Emmanuele perché solo stando con noi può salvarci …
ma io lo lascio stare nella mia vita? Ma soprattutto … ho desiderio e di essere
salvato? Ne sento la necessità?
Questi pochi giorni che ci separano al Natale di Gesù ci
aiutino a riscoprire la meta del nostro pellegrinaggio terreno per poter
accogliere la Salvezza che ci raggiunge nel quotidiano! Amen.
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