Natale: Tragedia dell'umanità e pazzia di Dio ...
25
dicembre 2019
Santo
Natale
Matthias Stomer_Natività_1640 |
Pensando al Natale quest’anno
continuo a ripetermi come noi credenti dobbiamo riuscire a superare tutta quella
poesia che la società ha costruito attorno a questo evento.
Non so come ci siamo arrivati, non conosco la storia del
pensiero sociale attorno alle festività natalizie, la cosa certa è che, alle
origini di poesia ce n’era proprio poca.
Lo sapevano bene gli artisti che in occidente hanno
raffigurato l’evento, così come lo sapevano bene i mistici che hanno scritto
meravigliose icone. In ognuno di questi preziosi manufatti possiamo trovare
tutta la tragedia dell’umanità e tutta la pazzia di Dio. La tragedia dell’umanità
perché Gesù è nato proprio in mezzo a quelle che papa Francesco oggi chiamerebbe
“le periferie del mondo”; e tutta la pazzia di Dio perché nelle immagini della
natività possiamo già scorgere tutti i segni che evidenziano la fine di
quella vita, ma potremmo dire il fine di quella nascita. Nelle icone
orientali e nei quadri più antichi possiamo ritrovare per intero tutto il
mistero del Vangelo: tutti i disperati di quella terra convergono per godere
della nascita di un bambino che è già avvolto in bende come una mummia e
deposto in un sarcofago … come non riconoscere la pazzia di un Dio che è
disposto a donare la propria vita per salvare quella della sua creatura? Altro
che lucine e panettoni!
La nostra disperazione di uomini sempre più assillati dalle
crisi (economiche, sociali, spirituali, morali …) può trovare forza e coraggio
nel mistero del Natale a patto che lo liberiamo da tutto ciò che lo rende
mieloso e infantile. Il mistero del Natale può divenire la nostra unica ancora
di salvezza a patto che ci accorgiamo di avere l’acqua alla gola.
Affrontare le fatiche e metterle in luce non vergognandosi
della propria situazione è certamente una mossa molto difficile; dire
apertamente alle persone che mi conoscono che non ho le possibilità di farmi un
aperitivo tutte le sere o di andare un ferie due volte l’anno … non è
certamente facile; accettare la necessità di un cammino psicologico per
riabilitare un percorso segnato da dipendenze e/o fragilità non è facile; ma …
se vogliamo vivere e non morire nella nostra situazione dobbiamo avere il
coraggio di uscire allo scoperto. I pastori hanno abbandonato i loro accampamenti
e i re magi le loro terre, hanno potuto così incontrare il mistero di Dio che
attraversava la loro vita. Erode e i capi del popolo non hanno lasciato i loro
palazzi e … hanno perso un’opportunità irripetibile.
Natività di Novgorod_fine sec. XV |
A noi oggi è chiesto di accogliere un segno che è la realtà
più debole in assoluto, nessun uomo avrebbe mai posto tutta la sua fiducia in
un qualcosa di così debole: il segno di un bambino; una creatura che ha bisogno
di tutto e di tutti per poter sopravvivere; una creatura che, non solo è capace
di farti fare tutto ciò che vuole con il suo sorrisino e i suoi occhietti ma è
l’essere più egoista del mondo ed è capace di distruggere la tua esistenza se
non riesci ad ammansirlo in tempo. Questo è il segno che i pastori hanno
trovato! Questo segno oggi è consegnato anche nelle nostre mani perché, se ci
pensiamo bene, quel bambino è quello stesso Verbo che ogni giorno può arrivare
a noi attraverso la Parola di Dio. Un segno fragilissimo perché può essere
interpretato a piacere; un segno pericoloso perché alla Parola può essere fatto
dire tutto ciò che un uomo vuole!
Dunque … contenti o meno è quel Verbo che oggi ci viene
donato; quella fragile e pericolosa Parola può diventare la nostra ancora di
salvezza in questo oceano di crisi che ci siamo creati con i nostri egoismi.
Possa la Parola di Dio nascere in ogni nostra famiglia per
lasciare un piccolo seme di speranza, una piccola luce che un giorno possa aiutarci
a ritrovare la via della vita che Lui solo è venuto a condividere con ognuno di
noi.
Amen.
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